Flat Tax per Partite IVA come funziona nel 2019
Una delle novità più attese della legge di bilancio 2019 è la Flat Tax, ovvero l’applicazione di un’aliquota unica per le tasse che varia in base agli “scaglioni”, quindi agli introiti, e indica una percentuale sul reddito.
La Flat Tax non è proprio una novità nel nostro paese: infatti una soluzione del genere era già in vigore per il regime forfettario, fino all’inizio del 2019, i cui lavoratori già pagavano una tassazione unica.
Questa soluzione continua, anche se si alza la soglia entro la quale si può rimanere in questo regime (quindi più lavoratori possono entrare a farne parte), mentre in seguito si estenderà anche alle imprese e alle partite IVA che non rientrano nel regime forfettario. In questo articolo cercheremo di capire come funziona per il 2019.
La Flat Tax per Partite IVA
La Flat Tax entra in vigore dal 1 Gennaio 2019, perché è stata inserita nella legge di bilancio per quest’anno. Nel 2019 la Flat Tax si applica solamente alle partite IVA nel regime forfettario, escludendo quindi le partite IVA che non ne fanno parte, le imprese e le famiglie, che devono invece aspettare il 2020 e il 2021 per poter entrare a far parte di questo meccanismo. Per le partite IVA del regime forfettario, la Flat Tax 2019 ha un valore del 15%, ed è valida per chi ha un reddito massimo di 65.000 euro. Chi ha ricavi che vanno dai 65.000 euro ai 100.000 euro, invece, non entra a far parte di questo meccanismo adesso ma solo dal 2020, quando l’aliquota non sarà, però, del 15% ma del 20%. Per le imprese ci saranno sempre due aliquote, ma solamente a partire dal 2021. Per chi supera i 100.000 euro invece la Flat Tax non è prevista, perché rimane attivo il regime ordinario di tassazione.
La Flat Tax è conveniente?
In generale non è semplice dare una risposta a questa domanda, perché in alcuni casi la Flat Tax, e quindi il regime forfettario, conviene, in altri casi invece non c’è alcuna convenienza. In generale bisogna ricordare che se si aderisce alla Flat Tax con la Partita IVA non si può scaricare ciò che può essere detratto dall’IRPEF, a differenza di quanto accade con il regime ordinario. Per questo motivo, la Flat Tax è utile per chi:
- Nona molte detrazioni di cui poter usufruire; se si hanno poche spese da detrarre, è conveniente usufruire di una tassazione minore. Viceversa, se si detraggono tante spese dall’IRPEF, perdere questa possibilità a fronte di una tassazione più bassa potrebbe voler dire, alla fine, pagare di più;
- Il reddito è superiore a 30.000 euro (la vecchia soglia per rimanere nel regime forfettario); infatti, l’aliquota da pagare per il regime ordinario per chi ha un reddito da 30.000 a 65.000 euro è più alta rispetto alla Flat Tax, motivo per cui può essere conveniente usufruirne;
- Chi apre una nuova Partita IVA, per cui è più conveniente avere una tassazione minore usufruendo, tra l’altro, anche delle agevolazioni fiscali previste per le nuove partite IVA. Infatti l’aliquota è ridotta, per i primi cinque anni di attività, al 5% dal 15% ordinario.
Il coefficiente di redditività
Il coefficiente di redditività è il valore che viene considerato, nel regime forfettario, per calcolare il reddito imponibile sul quale applicare la Flat Tax, e rappresenta l’attività al netto delle spese (considerando che non ci sono le detrazioni). Il calcolo è pressappoco questo: se la Flat Tax è del 15% e il coefficiente di redditività è del 78%, si pagherà il 15% del 78%. In altre parole, se il fatturato è di 10.000 euro annui, il reddito imponibile sarà di 7.800 euro, e da qui viene calcolata la Flat Tax (corrispondente a 1.170 euro, e non a 1.500 come se fosse stata calcolata sul fatturato).
I coefficienti di redditività per il 2019 sono i seguenti:
- Commercio al dettaglio e all’ingrosso: 40 per cento
- Servizio di alloggio e ristorazione: 40 per cento
- Industrie alimentari e delle bevande: 40 per cento
- Commercio di alimenti e bevande: 40 per cento
- Commercio ambulante non alimentare: 54 per cento
- Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie di istruzione, servizi finanziari e assicurativi: 78 per cento
- Altre attività economiche: 67 per cento
- Costruzione e attività immobiliari: 86 per cento
- Intermediari del commercio: 62 per cento